Sapientino va alla guerra
Nuova puntata della vita in agenzia.
In un microcosmo che ormai da oltre due anni si è costruito tutto al femminile, è arrivata a luglio la comparsa maschile, nel ruolo (che nel corso dei mesi rivendicherà da protagonista) di creativo-programmatore-flashettaro-art-illustratore e sicuramente molto altro.
Lo dico subito: se volete leggere questo post come guerra tra i sessi, lasciate stare che non è da me. Ma la puntata odierna lascia in effetti spazio a nuove interpretazioni.
Sapientino (lo chiameremo così in simpatia) arriva nella versione “cagnolino bastonato che attraversa un brutto momento” e con tutto il rispetto per il brutto momento che è oggettivo, il gineceo lo adotta con estrema benevolenza. Come ciliegina sulla torta, il piccolo genio va all’altare, nonstante la data prevista da tempo cada inesorabilmente proprio bel bel mezzo di gravi disavventure familiari. Questo intenerisce ancora di più il cuore molliccio e la mente evidentemente instabile delle inconsapevoli donne.
Sì è vero, ogni tanto sparisce e non si presenta al lavoro per giorni. Sì è vero, questo destabilizza un po’ i progetti in corso, ma insomma questo per lui è un brutto periodo, lo si deve e lo si può capire.
Poi, appena dopo l’estate, succedono alcune cose.
1) Io comincio a rendermi conto che collabora in modo del tutto anomalo con me e che non sembra apprezzare i testi che produco. Ad esempio, mentre lavoriamo insieme allo storyboard di un video, mi chiede con insistenza se sono convinta dei testi, perchè evidentemente lui non lo è affatto. Io gli confermo che ci terrei a tenere le frasi che ho scritto, come le ho scritte, perchè mi piacciono abbastanza. Alla presentazione con il direttore creativo, prende lui la parola e sostiene che tutta la parte copy è provvisoria e sarà ovviamente da rivedere.
Che simpatico burlone. Io sorrido senza ribattere e penso che forse non aveva capito.
2) Al montaggio del suddetto lavoro, conclude la mia headline con tre punti esclamativi.
Gli dico di toglierli. Mi risponde di no. Rido, e gli ripeto di toglierli. Non ride e mi ripete di no.
Allora gli faccio presente che non stiamo mandando un SMS spiritoso e che non stiamo nemmeno decorando la Smemo, così gli ribadisco di toglierli. Lui sembra accettare.
A montaggio ultimato, procedo con il controllo testi e mi sembra tutto ok.
Lui soddisfatto, mi mostra tutto rallentato e mi fa notare che i tre punti esclamativi ci sono ancora, ma che l’animazione è talmente veloce che non si vedono.
Per la prima volta lo vedo con occhi diversi. Questo non è del tutto equilibrato.
Lo prego di nuovo di toglierli e lui, questa volta divertito, mi dice di no. Mi arrendo per sfinimento e gli dico di fare un po’ quello che vuole, facendogli con garbo notare che in tutto questo c’è della follia.
3) Un bel giorno lui si sveglia male. Purtroppo si sveglia male anche il direttore creativo.
A questo si aggiunge che il direttore creativo è una donna con carattere di certo non privo di spigoli e nel giro di tre minuti d’orologio, lei gli sta urlando contro. Lui sembra reagire da gran signore e le intima di non farlo più, pena la rinuncia alla sua presenza (sottointeso preziosa) in ufficio. In un clima da guerra fredda, si depongono le armi e viene dichiarato un silente patto di non belligeranza.
La congrega di fanciulle tiene per sapientino, giudicandolo incompreso e ingiustamente assalito.
Con il senno di poi, non tanto per difendere lui. Più che altro perchè quelle erano giornate molto tese e il direttore creativo aveva già abbondantemente preso di mira ognuna di noi.
4) Sapientino dà una simpatica interpretazione dell’accaduto. Sostiene infatti che il direttore creativo non sappia relazionarsi con lui perchè non abituata ad avere a che fare con una persone di carattere. Evidentemente l’unica persona di carattere è lui.
Il sorriso si gela sui nostri volti e in un momento capiamo che ci ha dato delle femminucce prive di spina dorsale. Molto bene.
5) Sapientino comincia la sua battaglia per il compenso. Lui è molto bravo e molto richiesto. Sottolinea più volte di ricevere ogni giorno innumerevoli proposte di lavoro. Nonostante questo, pare che lui non abbia concordato lo stipendio all’inizio della collaborazione e che ora non sia soddisfatto di quanto ha ricevuto. Buffo, considerata l’esperienza che dice di avere.
Proprio nel bel mezzo dei giorni della contrattazione con i soci dell’agenzia, porta in agenzia il numero di un famoso giornale economico e mostra un progetto pubblicato in prima pagina, spiegando di esserne l’artefice.
Peccato che nel frattempo racconta anche di una storia macabra capitata ad una sua amica (“non sapete cosa è successo alla sorella del mio migliore amico…”) e che stranamente ritroviamo in un sito di racconti metropolitani. Chissà quella prima pagina…
6) In un modo o nell’altro, trova il modo di chiedere quasi a tutte noi l’ammontare del proprio stipendio. A me lo chiede specificando che si tratta di una domanda “in confidenza”, anche se siamo tutt’altro che soli. Io gli rispondo senza troppi problemi e gli chiedo se secondo lui, lui che “ne sa”, il mio è uno stipendio giusto, basso o alto. Questo perchè sono comunque un’ingenua, e ho l’impressione che potrebbe darmi un’opinione sensata, visto che mi lamento spesso ma non amo farlo senza averne motivo. Il piccolo genio mi risponde che il mio compenso gli sembra adeguato.
7) Sapientino spiega meglio la sua posizione e i suoi propositi ad una mia collega. Le dice che in Italia ci sono solo 5 persone con le sue competenze e che lui tra questi 5 è il migliore. Poi aggiunge che gli dispiace che in agenzia la persona con la maggiore anzianità (la sottoscritta) sia pagata meno di un cameriere, ma lui pretende di più.
Facciamo un pausa per chiarire meglio.
Il mio stipendio è adeguato. Io guadagno meno di un cameriere (non ho idea di quanto guadagni un cameriere e mi sfugge per quale motivo dovrebbe essere un metro di paragone). Lui merita di più, ma io no. La conclusione, rigorosa come un sillogismo aristotelico, è che io prendo poco, perchè merito poco. Molto bene, grazie per la considerazione.
Chiusa parentesi.
8) La situazione precipita velocemente. Nel giro di una manciata di giorni trova il modo di offendere ognuna di noi: dice a una che non ha saputo costruirsi una professionalità, ignora il ruolo di un’altra e invece di riconoscerla come account la elegge a sua assistente-schiava personale. La nostra reazione ovviamente è quella di fare gruppo e non offrirgli più il nostro appoggio. Nemmeno lo mettiamo in difficoltà, intendiamoci. Facciamo solo un passo indietro e decidiamo di osservare quello che succede.
L’epilogo è chiaro. Tutti ormai vedono Sapientino sotto una luce diversa, l’incanto si è rotto.
Insulta tutti, se la prende con chiunque, si dichiara troppo bravo e intelligente per sottostare a qualsiasi regola. In breve provoca rabbia, delusione, fastidio. Alla fine divertimento.
Oggi ci siamo salutati, senza troppo dispiacere. Se n’è andato. Lui non può mica lavorare così.
Forse i soci maschi dell’agenzia credono sia stata colpa nostra e che un uomo faccia fatica a lavorare nel nostro gruppo. Noi sappiamo che non è vero e che non è questo il problema. Qualcuna di noi ritiene piuttosto che gli uomini siano incapaci di sostenere ritmi e tensioni come noi. E che spesso soffrano la direzione creativa di una donna. Chi lo sa, io non sarei portata a leggere la faccenda in questi termini.
Ma questa volta, non mi sento nemmeno di escluderlo.
In ogni caso, caro il mio Sapientino, tanti auguri. Magari la prossima volta pensaci prima di metterti contro sei donne che hai classificato come prive di carattere.
E comunque, evita i tre punti esclamativi alla fine delle frasi.
Photo by Ben White on Unsplash